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Frigodiffusione - Vodu, un'arte di vivere nel Golfo di Guinea tra tradizione e contemporaneità
mercoledì 29 febbraio 2012
Frigoriferi Milanesi - via Piranesi, 10 Milano

Gigi Pezzoli racconta la tradizione e la contemporaneità dell'arte del vudu.

Foto testo

Nell’immaginario occidentale la parola vodu è spesso associata a visioni spettrali, morti misteriose e pratiche magiche. L’aura di mistero, l’“eccessiva” materialità di questa religione, fu resa parola dai molti viaggiatori, avventurieri, missionari e amministratori coloniali che visitarono le coste africane della bassa Guinea e scrissero delle pratiche magiche e dei feticci.
Difficile e probabilmente inutile cercare di rintracciare l’origine del vudu e delle molteplici divinità che lo compongo. Da tempo gli studi antropologici hanno messo in luce il significato sociale e politico del vodu e la sua natura profondamente storica. Come ogni religione politeista il vodu è tollerante e disposto ad acquisire e incorporare al proprio interno le divinità degli altri. Per tale ragione ogni vodu porta le tracce degli incontri, delle guerre e, più in generale, della storia dell’intera regione. Ciò fa sì che il vodu sia dinamico e processuale; ogni divinità è sempre in divenire poiché disposta a reagire agli stimoli e ai cambiamenti che agitano la società. A fianco della dimensione storica vi è poi un livello quotidiano, plasmato attraverso il rapporto di intimità e passione che esiste tra uomini e divinità; in questo senso il vodu diventa “un’arte di vivere”.
In tempi recenti i “fantasmi” del vodu sono stati resi immagine da una certa produzione cinematografica che ispirandosi soprattutto alla versione diasporica di questa religione, lo hanno reso protagonista di molti film horror. Tale visione è stata acquisita nella consistente produzione cinematografica della Hollywood africana, che fa capo a Nigeria e Ghana, detta Nollywood.
Anche nell’opera di artisti contemporanei africani il vodu ricorre come retaggio di una memoria collettiva che permea la vita degli adepti, degli ex-adepti o anche, semplicemente, di chi vive da quelle parti, con l’effetto di coniugare tradizione e contemporaneità, visioni e realtà, in un insieme indistinguibile.
 

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